martedì 30 marzo 2010

Il sionismo e` un movimento razzista?

Il sionismo, dagli inizi del secolo scorso divide storici e intellettuali.Per alcuni e` un movimento di liberazione nazionale e di “redenzione” sociale, per altri e` un movimento razzista.
In generale, indipendentemente dall’autore, alla base di ogni critica antisionista si trova la tesi dell’esistenza di un nesso causale tra sionismo e antisemitismo. In definitiva, secondo questi critici, il sionismo non sarebbe altro che una reazione all’antisemitismo e lo stesso <> non si dovrebbe considerare un atto di autoemancipazione e autodeterminazione degli ebrei, quanto, piuttosto, un loro adattamento strumentale alla persecuzione,una scelta forzata dalle violenze che, altrimenti, non avrebbero mai fatto.
In altre parole la scelta della Palestina come patria sarebbe il frutto di una situazione storica contingente e non di un loro legame millenario con quella terra.Tutto ciò perché, come ha scritto il trotzkista Abram Léon, il millenario legame tra ebrei e la Palestina è un falso mito, non è mai esistito e non corrisponde ad alcun interesse reale del giudaismo.
Queste tesi che nacquero all’interno della sinistra marxista alla fine dell’ottocento trovarono,ovviamente, larga diffusione nel mondo arabo e hanno costituito la base ideologica di quello che Maxime Rodinson ha definito il <> al diritto all’esistenza dello stato d’Israele.Come dichiarava Yasser Arafat, leader dell’<>, nel discorso pronunciato il 13 novembre 1974 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite:

“Il sionismo è un’ideologia imperialistica, colonialistica, razzista, profondamente reazionaria e discriminatoria; essa è legata all’antisemitismo nei suoi principi e rappresenta, in effetti, l’altra faccia della stessa medaglia. Poiché quando si propone che gli appartenenti al popolo ebraico,al di là della loro nazionalità originaria, non devono né fedeltà al proprio paese natale né devono considerarsi eguali ai loro o concittadini non ebrei -quando viene proposto tutto ciò, noi cogliamo in realtà la proposizione di temi antisemitici. Quando si dice che l’unica soluzione per la questione ebraica è che gli ebrei si distacchino dalla comunità o dalla nazione cui erano storicamente uniti, e quando si propone che essi risolvano i loro problemi immigrando insediandosi nella terra di un altro popolo tramite il terrorismo e la forza,allora sentiamo che viene indicato esattamente lo stesso atteggiamento tenuto dagli antisemiti nei
confronti degli ebrei”.
La logica conseguenza di tale dottrina è stata quella di presentare lo stato d’Israele come il risultato di un atto d’ antisemitismo, l’olocausto, e della conseguente scelta europea e americana di porre rimedio a questa ingiustizia compiendone un’altra a danno degli arabi.
Lo stato israeliano in Palestina sarebbe quindi una entità artificiale senza radici storiche, frutto di un atto imperialistico occidentale e compiuto ai danni dei legittimi abitanti di quella terra: i palestinesi; di conseguenza, l’eliminazione di tale stato sarebbe solo un atto di giustizia storica.I sionisti, al contrario, hanno riconosciuto che l’antisemitismo possa aver agito da catalizzatore del movimento nazionalista ebraico, ma hanno sempre rifiutato l’idea che possa esserne stato il “generatore”.
Max Nordau, a proposito, ha scritto che l’antisemitismo poteva essere considerato “tutt’al più una occasione, non certo la causa” del sionismo. Infatti: “L’odio contro gli ebrei non ha fatto altro che ridestare in molti di loro la coscienza ebraica assopita, e richiamarli alla loro individualità storica. Li ha indotti a riflettere attorno alla loro posizione nel mondo, ai loro rapporti verso altri popoli, a quello che essi possono sperare come singoli uomini e come collettività; e questa riflessione non l’ingiustizia degli antisemiti, ha fatto di loro dei sionisti convinti e risoluti”.
La sintesi migliore del pensiero sionista in materia è, però, quella che ci fornisce Ben Gurion tramote il racconto della sua esperienza personale:
“Certamente l’antisemitismo ha agito come catalizzatore del Sionismo in generale. Esso ha trasformato lo stesso Herzl da un dilettante perfettamente a suo agio nel mondo non ebraico in un uomo che si è speso per ottenere una patria. E il fatto che gli ebrei fossero soggetti a periodico ostracismo e a persecuzioni ha reso per loro ancora più importante avere un posto per loro stessi  Ma io, personalmente, non ho mai subito persecuzioni. Noi emigrammo non per motivi negativi quali la necessità di fuggire ma per lo scopo positivo di ricostruire una madrepatria, un posto dove non saremmo stati sempre stranieri e che attraverso il nostro lavoro faticoso sarebbe diventata irrevocabilmente nostra”.
L’evolversi del processo migratorio ebraico dalla Zona di Residenza, (da dove provennero praticamente tutti i sionisti) conferma la teoria sionista. Gli ebrei che volevano “semplicemente” scappare dai pogrom e trasferirsi in paesi che offrissero loro l’occasione di migliorare il loro livello di vita, garantendogli pari diritti politici economici e sociali, evitarono di andare in una zona arida e malsana e si trasferirono negli Usa o nei dominions britannici.(tra il 1881 e il 1904 furono 1.400.000). A Eretz Israel si recarono solo coloro che volevano realizzare il progetto sionista (diecimila nello stesso periodo).Ma qual`e` questo piano?
Era tanto semplice quanto rivoluzionario:l’ebreo doveva trasformarsi da oggetto a soggetto della Storia. Non poteva continuare a spendere generazione dopo generazione una vita passiva in attesa che il Messia con la sua venuta ponesse fine alla all’umiliante e alienante diaspora e riportasse il popolo nella Terra dei Padri. L`ebreo doveva riuscire a tornare alla propria terra a cui era legato per tradizione e religion con le proprie forze.
Questa era la “conditio sine qua non” attraverso cui l’ebreo poteva rinascere ma non era sufficiente. Infatti tutto sarebbe stato inutile se una volta giunti a Eretz Israel, gli ebrei avessero riprodotto lì le condizioni della Diaspora, ossia avessero continuato a vivere disprezzando il lavoro agricolo produttivo per dedicarsi solo al commercio, a impieghi nel terziario, o addirittura si fossero limitati a vivere di carità. La rinascita, invece, avvenne perché a partire dalla seconda Alyiah i sionisti adottarono un nuovo modello di vita basato sulla coltivazione della terra. 
Alan Dowty ha dimostrato come “l’immigrazione di massa di ebrei non ideologizzati che giungevano -in Palestina- semplicemente perché, non avevano altri posti dove andare si verificò solo alcuni decenni più tardi quando, in Israele, vi erano già solide strutture e istituzioni create proprio dai sionisti delle prime aliyah.”

sabato 5 dicembre 2009

Berlusconi la mafia e i media giudici



Ieri a Torino il pentito Gasparre Spatuzza ha dichiarato che la mafia nel 92-93 aveva come punti di riferimento Silvio Berlusconi e Marcello Dell`Utri e che grazie a Forza Italia la mafia aveva il via libera nel paese.
E` evidente che queste dichiarazioni sono gravissime e possono cambiare completamente lo scenario politico di questo paese.Proprio per questo motivo e` obbligo dei magistrati verificare la veridicita` di queste affermazioni, ed eventualmente chiedere l`incriminazione di Berlusconi e Dell`Utri.
Detto questo, sono necessarie alcune osservazioni.
Innanzitutto, proprio per la gravita` e per le possibili conseguenze di tale testimoniana,stupisce che I magistrati abbiano permesso la diretta del processo.Personalmente ritengo che la professionalita` avrebbe imposto ai giudici di mantenere segrete tali dichiarazioni fino a quando non fossero stati trovati, almeno, minimi riscontri.
Secondariamente, stupisce la reazione della mafia. Quando inizio` la stagione dei collaboratori di giustizia,la mafia fece letteralmente guerra ai cosiddetti pentiti, vendicandosi sui loro famigliari.
Solo per ricordare il caso piu` ecclatante, si puo` citare Tommaso Buscetta a cui furono uccisi quarantaquattro parenti.D`altra parte un`associazione criminale che ammette il tradimento al suo interno e` destinata presto a scomparire.
Di conseguenza e` naturale chiedersi come mai la mafia non compie nessuna vendetta nei confronti di Spatuzza e di altri pentiti che al momento stanno collaborando.
Infine,non posso che esprimere una ferma ed indignata condanna per il circo mediatico che,in generale, si scatena intorno ad alcuni processi.
Non solo nel caso dei processi a Berlusconi, ma anche nei processi di Garlasco,di Perugia, perfino dopo un avviso di garanzia o alla fine delle indagini, la maggior parte della stampa italiana trasforma le parole dell`accusa in Verita’ e presenta gli indagati o gli imputati come colpevoli senza ombra di dubbio.
In questo paese,i processi si svolgono prima sui giornali e in tv,poi in tribunale ed e` evidente come ,durante un processo, venga creato dai media un clima per cui non solo non vale il principio per cui si e` colpevole solo senza ombra di dubbio ma, addirittura, vale il principio per cui il colpevole e` tale a meno che non provi il contrario.
Una concezione totalitaria,illiberale,molto diffusa, soprattutto tra i media di sinistra.
L`unico quotiano che indipendentemente dal soggetto oggetto di processo porta avanti il principio liberale dell`innocenza fino a prova contraria e` Il Foglio, e questo isolamento e` un grave problema per l`etica e la civilta` di questo paese.

Neoconservatore

Obama si piega all`interesse nazionale e invia i soldati



Il presidente Obama ha finalmente deciso,dopo circa tre mesi di tentennamenti, d`inviare 30.000 soldati in Afghanistan.Il presidente americano ha impiegato molto tempo prima di decidere perche` sottoposto a due forze opposte.
Da una parte la base liberal del suo partito che desidera un ritiro da tutti i teatri di guerra dall`altra conservatori democratici moderati e generali che per ragioni di sicurezza nazionale ritengono assolutamente prioritario rimanere in Afghanistan.
Obama,coerentemente alle sue dichiarazioni e allla linea politica tenuta negli anni scorsi da senatore, avrebbe dovuto procedure al ritiro delle truppe ma questo era un`opzione del tutto inapplicabile.
Ha finito cosi` per annunciare l`invio dei soldati che sara` completato a 2010 inoltrato e allo stesso tempo il suo ritiro entro il 2011.
Questa decisione lo ha esposto ad attacchi sia da destra che da sinistra
L`ala radical pacifista del partito democratico che tanto peso ha avuto nell`elezione di Obama a presidente, soprattutto facendogli sconfiggere alle primarie la Clinton, ha infatti vissuto la scelta come un tradimento.
Il presidente che aveva promesso di porre fine alle guerre, di abbandonare lapolitica militarista imperialista di Bush junior, alla resa dei conti non solo non ha ritirato I soldati dall`Iraq ma ne aumenta il numero in Afghanistan.
Reazione molto simile si registra tra gli intellettuali e i divi di Hollywood da sempre incline al multiculturalismo al terzomondismo e al pacifismo a prescindere.Sarebbe divertente sapere anche il pensiero dei giurati che hanno attribuito ad Obama il premio nobel per la pace..sulla fiducia.
Infine ha deluso le aspettative dei generali che hanno aspettato tre mesi, durante i quali i soldati americani hanno subito le perdite piu` consistenti dal 2001, e alla fine hanno ottenuto diecimila soldati in meno rispetto al numero che chiedevano per poter attuare con efficacia il “surge”, sul modello iracheno.
John McCain ha parlato di “logica incoerenza” a proposito delle dichiarazioni di Barack Obama.
Inoltre ha insistito sul fatto che Obama come comandante in capo delle forze armate affermando di voler inviare le truppe e al contempo di voler ritirarle ha trasmesso un involontario incitamento ai talebani a tenere duro e contemporaneamente un pessimo messaggio sia alle sue truppe sia agli afghani che vogliono sostenere gli americani.
In effetti, questa dichiarazione,mina sul nascere le possibilita` di successo (gia` limitate, se si considera la storia afghana) del “surge”.Sara`ancora piu` difficile, infatti, per gli americani ottenere la collaborazione contro i talebani ed Al Queda, dal momento in cui gli afghani sanno che il presidente americano tra un anno ritirera` le sue truppe e i talebani ritornerrano a spadroneggiare.
Nel contempo se gli afghani non collaborano, i rischi per i soldati americani crescono esponenzialmente.
Tra i conservatori si sono registrati pero`anche commenti positivi.
Il Washington Post ha parlato chiaramente di un presidente che ha fatto sua la guerra afghana,mentre Norman Podhoretz ha riconosciuto al presidente la capacita` di andare contro la sua stessa ideologia per il bene del paese.
Personalmente ritengo,invece,piu` appropriata la posizione del Wall Street Journal che ha evidenziato come prima di sostenere che Obama abbia davvero cambiato idea sull`Afghanistan e senta sua questa guerra, e necessario cheegli anche dal punto di vista politico ponga il problema del terrorismo e della guerra in afghanistan al centro della suaagenda politica.
Finora, infatti, dopo aver vietato la definizione di guerra al terrorismo,ha sempre evitato di parlare di terroristi,preferendo la versione edulcorata di estremisti, e nei suoi discorsi parole come Afghanistan Iraq, terrorismo, islamismo sono tra le meno usate a simboleggiare una chiara scelta politica

Neoconservatore

lunedì 30 novembre 2009

E` giusto salvare Shalit Gilad a qualsiasi costo?


Il governo israeliano da alcuni mesi sta`trattando per il rilascio del giovane caporale Shalit Gilad,rapito nel giugno del 2006 da Hamas, ed in cambio sembra pronto a rilasciare circa 980 carcerati palestinesi tra i quali sono inclusi assassini e terroristi. In realta` la trattativa, sembra ruotare tutta intorno a quattro persone Ibrahim Hamad, Abdullah Barghouti Abbas Asayeb e Ahmed Sa'adat, che Hamas vuole assolutamente e che Israele ha forti difficolta` a rilasciare.
I quattro sono alcuni tra i principali responsabili del bagno di sangue che avvenne in Israele tra il 200o e il 2003, in seguito a una lunga serie di attentati suicida.
Nello specifico, Hamad leader dell`ala armata di Hamas a Ramallah e` in carcere, perche` nel 2004 uccise una donna israeliana incinta di otto mesi e I suoi 4 figli di 11, 9, 7 e 2 anni.
Abdullah Barghouti,figlio di Marwan Barghouti,e` lo stratega che preparo` le cinture esplosive usate dai terroristi suicida per provocare almeno 4 stragi tra il 2000 e il 2003.
Abbas Asayeb organizzo` l`attentato suicida al Park Hotel di Netanya che costo` la vita a 29 persone.
Ahmed Sa'adat, l`unico non appartenente ad Hamas, e` il leader del fronte per la liberazione della Palestina, ed e` in carcere per aver assassinato nel 2001 Rehavam Ze'evi, ex ministro al turismo.
Inevitabilmente l`eventualita` di un loro rilascio preoccupa e divide l`opinione publica israeliana.
In particolare due sono le obiezioni che vengono mosse al governo israeliano.
Una e` soprattutto di natura “morale” in quanto rilasciare questi terroristi significa infliggere una nuova ferita alle persone vittime degli attentati o che in essi hanno perso dei cari.
L`altra riguarda la sicurezza d`Israele. Legittimamente, infatti, ci si chiede se rilasciare questi strateghi del terrore non comporti la possibilita` dello scoppio di una terza intifada,(secondo alcuni commentatori gia` pronta a scoppiare a causa della lotta di potere tra Hamas e Al Fatah) con una nuova raffica di attacchi terroristici in tutto Israele.
Inoltre, l`accettazione dello scambio sara` presentata da Hamas come una vittoria,cosa questa che ne` favorira` l`espansione della sua influenza nella societa` palestinese.
Infine l`accordo potrebbe spingere i terroristi a compiere ulteriori rapimenti di soldati e cittadini israeliani.
In una qualsiasi altra democrazia la questione, molto probabilmente, non si sarebbe nemmeno posta perche` in una situazione normale nessun stato cederebbe ad un simile ricatto.
Israele invece deve affrontare questo problema perche`e` uno stato sempre minacciato di estinzione da parte dei vicini.
Uno stato, una societa` in tali condizioni, non puo` fare a meno della coesione del suo esercito e tantomeno puo`rischiare che si diffonda la convinzione che i soldati vivi o morti possano essere lasciati nelle mani del nemico.
Molto probabilmente, la diffusione di questa concezione, sarebbe l`inizio della fine per lo stato d`Israele.
A questo aspetto ne va poi aggiunto anche un`altro di natura "filosofico-ontologica".
La contrapposizione tra Israele e l`islamismo sia esso espresso attraverso gruppi terroristici (Hamas Hezbollah), stati (Iran) e/o reti transnazionali (Fratelli Musulmani) e` soprattutto una contrapposizione tra due concezioni dell`uomo,della vita del mondo. Da una parte il movimento islamista che fonda, o sogna di realizzare, societa` chiuse basate sul terrore e sull`odio, dove alle persone viene instillato un valore che va contro la natura dell`uomo qual`e` l`amore per la morte.
Dall`altra una societa` aperta basata sull`amore per la vita, la tutela dei deboli, l`impegno a dare un futuro ai propri figli.
Israele, proprio perche` e`ben consapevole di cio` non puo` lasciare che i propri figli siano abbandonati agli islamisti, nemmeno quando questo comporta sacrifici incredibili.
Non puo` farlo nemmeno se, come ricorda oggi Pierluigi Battista sul Corriere, cio` comporta rilasciare in quasi trent`anni 7000 detenuti arabi molti dei quali implicati in atti di terrorismo per riavere "solo" 14 soldati o i loro resti.
Neoconservatore

sabato 28 novembre 2009

La Polonia equipara i due totalitarismi del secolo scorso


Ieri sui siti ed oggi sulla carta stampata italiana, e` apparsa la notizia che in Polonia si starebbero mettendo al bando i simboli del comunismo.Ebbene tale notizia e` parziale e distorce il significato della decisione del governo polacco.Il disegno di legge prevede infatti che sia i simboli comunisti sia quelli nazifascisti siano messi al bando.
In altre parole, non si tratta di una posizione puramente anticomunista; si tratta di equiparare i due totalitarismi del secolo scorso: nazismo e comunismo.
Dal punto di vista storico tutti concordano, tranne alcune rilevanti eccezioni, che i comunisti ovunque hanno potuto prendere il potere con la forza o con brogli hanno poi instaurato regimi antiumani liberticidi.
Questi regimi sono sopravissuti solo privando i propri cittadini delle liberta` fondamentali quali la liberta` religiosa, la liberta`d`espressione, la liberta` di coscienza, la liberta` di movimento.
Hanno costruito e mantenuto il loro potere basandosi sull`assassinio di massa, sull`arbitrarieta` del potere statuale,distruggendo i legami famigliari, istillando il sospetto e la paura ai propri cittadini.
Tutto cio` non poteva portare che alla poverta` e alla miseria e non poteva non crollare non appena quei governanti hanno cercato (durante l`era Gorbaciov), di mantenere questi modelli del Male in vita, senza ricorrere alla violenza indiscriminata.
In Europa Occidentale ed in Italia si e` pero` ampiamente diffusa la concezione che quei regimi, in fin dei conti erano espressione di una concezione distorta del comunismo e che l`idea del comunismo in se e` buona.
Ebbene la decisione del governo polacco e` importante anche da questo punto di vista perche` aiuta a far emergere la realta`.
Il comunismo e` un`idea malvagia e non puo` che avere come sua applicazione pratica l`istaurazione di regimi totalitari/dittatoriali basati sulla violenza sul sospetto,sull`assassinio di massa.
Il motivo e` semplice: tale dottrina politica come il nazismo si basa sul concetto di colpa collettiva aprioristica. Secondo tale concezione non e` il singolo che e` eventualmente colpevole per le azioni che compie, ma al contrario e` un determinato gruppo etnico, sociale, religioso, che per la sua sola esistenza non puo` che compiere il male e per tanto deve essere eliminato.
Il nazismo ha come elemento discriminante la razza il comunismo la classe.Secondo la teoria nazista chiunque nasceva ebreo o era membro di una razza inferiore era malvagio e doveva essere eliminato per il bene dell`umanita` che avrebbe dovuto essere guidata dalla classe superiore:quella ariana.Secondo la teoria comunista(sia nella versione marxiana,sia in quella marxista leninista,sia in quella maoista) chiunque nasceva borghese era malvagio, non poteva che commettere il male e la sua esistenza non poteva che arrecare danno all`umanita`.Anzi,solo la sua cancellazione dalla faccia della terra poteva porre fine a tutte le ingiustizie umane e dare un radioso futuro all`umanita`.Per questo motivo gli stermini di massa compiuti dal comunismo sono tutt`altro che un`esasperazione o una distorsione della concezione originaria; al contrario sono una logica applicazione.
Di conseguenza la decisione del governo polacco di equiparare ufficialmente i due totalitarismi e` giusta e speriamo costituisca il primo passo verso una decisione europea in tal direzione.

Neoconservatore

venerdì 20 novembre 2009

La poverta` influenza la qualita` del terrorismo non la quantita`


Nel gennaio di quest`anno all`Univerista` di Harvard si e` svolto un convegno su uno dei temi piu` controversi degli ultimi 20 anni: la correlazione tra il terrorismo islamico e le condizioni di poverta`.
Molti giornalisti e intellettuali,soprattutto se liberals e/o di scuola marxista, tendono a presentare tale correlazione come l`unica plausibile, giusta spiegazione al fenomeno del terrorismo. I fatti dimostrano che sicuramente la poverta` l`alienazione il disagio sociale sono fattori da considerare nello spiegare l`influenza e la diffusion dell`islamismo, ma non sono le cause prime di quel fenomeno ne della sua manifestazione terroristica.
E` sufficente scorgere le biografie degli attentatori sucidi, per verificare come la stragrande maggioranza di essi appartengono alla media o all`alta borghesia e abbiano quantomeno il diploma superiore Ultimo caso quello di Mohamed Game.Game cerco` lo scorso ottobre di farsi esplodere dentro la caserma S.Barbara a Milano. Il giorno dopo,quasi tutti i giornali come se fosse un riflesso incondizionato hanno descritto l`attentato come l`atto di un estremista isolato, povero depresso.Nei giorni successivi e` risultato invece che l`attentatore era membro integrato della comunita` islamica milanese ed aveva una laurea in ingegneria.
Altri esperti sostengono che se la poverta` non e` determinante nelle azioni terroristiche di AlQueda, lo e` invece per quanto riguarda il terrorismo palestinese.
Da questo punto di vista tale convegno e` risultato molto interessante.Gli studiosi hanno analizzato i dati forniti dall` ISA, (l`Agenzia di Sicurezza Israeliana) a proposito dei palestinesi che dal 2000 al 2006 hanno compiuto attacchi(o hanno provato a farlo) in Israele, nella West Bank, nella Striscia di Gaza, e sono giunti alla conclusion che la poverta` influenza la qualita` non la quantita` degli attacchi suicida.
In altre parole le varie organizzazioni terroristiche palestinesi per compiere gli attentati piu` complessi,contro obbiettivi ritenuti piu` importanti e la cui riuscita comporta maggiori benefici(anche in termini mediatici) all`organizzazione, reclutano persone con una cultura e un reddito superiore alla media.
In particolare risulta che tra gli attentatori suicida la media di coloro che frequentano l`universita` o sono gia` laureati e` piu` alta dell`8% rispetto alla media generale.
Al contrario per compiere attentati considerate di minor rilevanza, o piu` facili vengono spesso impiegate persone con un livello culturali e un reddito uguale o inferiore alla media che dimostrano spesso anche una minor efficenza.
Risultano evidenti le analogie con il terrorismo islamista mondiale che per gli attentati nelle grandi citta` (New York,Bali, Istanbul, Rabat) ha utilizzato esperti laureate della media alta borghesia, mentre in Afghanistan o in Iraq utilizza anche analfabeti e poveri.
Vi sono inoltre altre interessanti notizie deducibili dale loro biografie.Infatti, la maggior parte di loro proveniva dalla West Bank, risultavano piu` efficaci se avevano un`adeguata istruzione, erano in larga parte maschi tra i 20 e i 30 anni
Nel contempo,pero`, dalle indagini risulta che un alto livello di disoccupazione amplia il “bacino d`utenza” delle organizzazioni terroristiche, soprattutto se queste, come fa Hamas, forniscono anche supporto sociale e culturali,mettendo a disposizione della popolazione asili,scuole e ospedali.
Questo non significa pero` che la soluzione sia quella preferita dall`Unione Europea e dale Nazioni Unite: i finanziamenti a pioggia.
Infatti i finanziamenti svincolati da qualsiasi progetto educativo e sociale aiutano esclusivamente le organizzazioni “socio-terroristiche” come Hamas ad ampliare il loro potere e la loro influenza sulla popolazione.
Mi sono limitato a fornire alcune riflessioni; per coloro che fossero intressati ad approfondire l`argomento possono trovare il resoconto del convegno:

"Economics conditions and the Quality of Suicide Terrorism" sul sito dell`Universita` di Harvard

Neoconservatore

venerdì 13 novembre 2009

Una breve riflessione su Non smetteremo di danzare.



Non smetteremo di danzare e` un libro che parla di singole persone, di gente comune, che prima di essere brutalmente uccisa partecipavano alla vita della propria comunita` l`arricchivano con il loro talento ed il loro impegno mantenendo allo stesso tempo la propria identita,la propria specificita`
Questo libro e` un libro di nomi ed e su questo aspetto che vorrei focalizzare la mia attenzione.
Noi come Societa` Aperta abbiamo scelto come nostra frase simbolo una citazione di Milton Acorda:”Senza liberta nessuno, in realta`,ha un nome".
Questa frase mi ha sempre colpito perche`tutti gli scrittori, i filosofi, i politici che nella storia hanno parlato e scritto di liberta` hanno associato alla perdita di essa la perdita della vita, della dignita` umana, della proprieta` ma nessuno vi ha mai associato la perdita del nome.
Studiando il Novecento ha capito che in realta` il nome simboleggia e unisce in se tutti questi valori.
Il nome e` il simbolo della specificita` di ciascuna persona unica ed irrepetibile.
E` il simbolo dell`individuo che appartiene ad una comunita` ne rispetta le norme e le leggi che contribuisce a creare ma non si annulla in essa.
In definitiva il nome e` il simbolo dell`umanita` insita in ciascuno di noi.
Lo scorso secolo due totalitarismi, quello comunista e quello nazista, hanno devalorizzato e disumanizzato decine di milioni di esseri umani trasformandoli da persone con un nome a semplici numeri.
L`Europa che domani festeggera` i 20 anni dalla caduta del muro e ogni anno ricorda la Shoah sembra non essere in grado di comprendere come oggi si trovi ad affrontare un nuovo totalitarismo potenzialmente altrettanto pericoloso:l`islamismo.
Dal punto di vista fenomenologico l`islamismo e` un movimento molto lontano da comunismo e nazismo ma dal punto di vista sostanziale appartiene alla stessa famiglia politica.
L`islamismo, fa suo il concetto di colpa aprioristica collettiva che e` la discriminante fondamentale,dal mio punto di vista, per definire una concezione politica totalitaria e la cui applicazione porta inevitabilmente al terrore e al genocidio.
Secondo tale concezione non e` il singolo che e` eventualmente colpevole per le azioni che compie, ma al contrario e` un determinato gruppo etnico, sociale, religioso, che per la sua sola esistenza non puo` che compiere il male e per tanto deve essere eliminato.
Gli atleti di Monaco 72, Daniel Pearl(giornalista ebreo americano decapitato in Pakistan),Leon Klinghoffer (ebreo americano ucciso sull`Achille Lauro) Ilan Halimi(ragazzo ebreo francese torturato fino alla morte in Francia), tutti coloro le cui storie sono cosi` "umanamente" raccontate in questo libro uccisi solo ed esclusivamente perche` ebrei sono i martiri che tragicamente dimostrano questa concezione.
Prima di concludere, vorrei brevemente soffermarmi sulla figura del kamikaze del terrorista suicida. Troppo spesso, in Europa, si cerca di spiegare tale fenomeno attraverso un`interpretazione economica. Cosi` coloro che io amo definire assassini di massa suicida vengono presentati come poveri disperati, che accettano di essere delle armi della disperazione.
In realta`, dalle loro biografie risulta che almeno l`80% di loro hanno un`istruzione superiore o univeristaria e appartengono alla media alta borghesia.Allora perche` scelgono questa soluzione?
Loro scelgono di diventare assassini di massa suicida perche` condividono,sentono propria la concezione che guida l`islamismo nei suoi rapporti con gli ebrei: ossia un ebreo e` meritevole di morte in quanto e` nato.
Sulla base di cio` e` molto piu` logico glorioso e utile alla causa dell`islamismo uccidere trenta ebrei in una discoteca o in un asilo che tre soldati.
Concludo, affermando, che noi europei, abbiamo bisogno di libri come questi, di libri che dimostrano come la speranza puo` prevalere sulla disperazione, l`amore per la vita puo` prevalere sulla cultura della morte. Abbiamo bisogno di libri che dimostrano come prima di tutto siano le persone normali, semplici, comuni ad essere i primi baluardi contro il nnichilismo, i primi portatori di speranza.
Ne abbiamo ancora di piu` bisogno ora che le istituzioni e le elite europee sembrano,in maniera assurda considerare una conquista togliere Dio dal mondo, dalla societa` dalle relazioni interpersonali, nonostante il secolo scorso abbai dimostrato quali sono gli effetti quando l`uomo cerca di cancellare Dio dal mondo.

Alessandro