venerdì 24 aprile 2009

Qualcuno può negare il tenore nazista di questo discorso?

According to reports in the West, Iranian President Mahmoud Ahmadinejad toned down his speech at the Durban Review Conference, held April 22-24, 2009 in Geneva, due to public criticism. However, when he returned to Iran he stepped up his anti-West and anti-Israel statements. In an April 23, 2009 speech in Eslamshahr, near Tehran, Ahmadinejad said that the West is worshipping the idol it had created in the form of Zionism, and is forcing the entire world to worship it as well – but that this idol "must be shattered in order to save humanity." He also claimed that the West fabricated the Holocaust and made it a sacred issue, and is using it to take over the entire world.
Also, in a speech the previous day at an international conference of prosecutors of Islamic countries in Tehran, he accused the West of "prepar[ing] the ground for the fulfillment of Zionism's aspirations."
The following are excerpts from speeches he made after returning from Geneva:


"This Idol of Zionism Must Be Shattered in Order to Save Humanity… Iran's Revolution Has Already Been Exported"

In his speech in Eslamshahr, Ahmadinejad said: "Wherever we want to visit and at every conference in which we participate, they [the Western countries] say: 'Who do you want to criticize? [You can] criticize the U.S., Europe, the [Second] World War, the Vietnam War, or the Korean War, but you must not criticize the Zionists.' The people of the West fabricated what is known as the Holocaust and Zionism, and they have sanctified it and placed it at the top of all holy beliefs. They have all united around it, and by hoisting the banner of Zionism, while using violence and aggression, spreading civil strife, and [perpetrating] Zionist crimes, they have taken over the world and wish to rule it.

"I say to them: 'In your countries, you permit [even] the affronting of the divine prophets, the holy of holies of the world.' They respond by saying: 'That's freedom of speech.' But when it comes to [the issue of] the Zionists, they say: 'Shut up, and don't utter a word.' They [the Western countries] have fabricated an idol called Zionism, which they worship and want to force all the nations to worship.
"I declare from [this pulpit] that this idol of Zionism must be shattered in order to save humanity...(1) They must know that the free nations, the Iranian nation, and the people of Eslamshahr will not tolerate this modern idol-worshiping, that they will shatter this idol with force... Indeed, they have already shattered this idol.
A journalist asked me: 'Do you still want to export your revolution?' I said to him: 'Iran's revolution has already been exported. The world's nations chant the slogans of the Iranian nation, and talk about brotherhood, justice, and peace, and about the confrontation with oppression and with the crimes of the Zionists. The Islamic Revolution of Iran has already been exported. Can't you see that? Can't you discern that? If you go to America, [you will see] that there too people chant the slogans of the Iranian nation."(2)
"The Zionists are the Ones Running International Relations… The Mask of Judaism [Behind which Zionism Hides] is False"
At an April 22, 2009 speech at the international conference of Islamic prosecutors, which convened in Tehran, Ahmadinejad said: "Let me say a few words about the Durban [2] conference in Geneva: The Zionists are the ones running international relations... Everybody knows that Zionism is a political party, and you all know that the mask of Judaism [behind which they hide] is false, because Zionism is devoid of religion, and they are against religion, against race, and against humanity.
"Zionism is a convoluted and crude party, which operates contrary to the teachings of the divine prophets and against humanity [in an effort] to take over the foundations of the world. Their management of the world takes two forms: One is behind-the-scenes control – they have arranged the [international] institutions so that they will continuously strive to achieve the Zionist goals. They [i.e. Westerners] have prepared the ground for the fulfillment of Zionism's aspirations, and they fully support the Zionist regime, without donning the mask of Zionism[themselves].
"All the organizations – the [U.N.] Security Council and the international political and judicial institutions – wholeheartedly support the Zionists, even though the Zionist mark is not branded on their foreheads.
"I believe that behind the scenes, the Zionists are running these institutions to their own advantage."(3)
"Over 70% of the Europeans Support Iran … [Because] the Statements of the Iranian Nation Stem from Divine Inspiration"
Upon his return from Geneva, Ahmadinejad said in a speech at Mehrabad airport in Tehran: "A journalist asked me in Geneva: 'Why do you say these things? The Europeans are concerned about your statements.' I told him: Let's test what you say, and hold a referendum in Europe. You will see that over 70% of the Europeans support the Iranian nation. This is because the statements of the Iranian nation stem from divine inspiration."(4)

Endnotes:
(1) Fars (Iran), April 23, 2009.
(2) ISNA (Iran), April 23, 2009.
(3) The Institution of the Iranian Presidency, April 22, 2009.
(4) Kayhan (Iran), April 22, 2009.

Il testo è integralmente ripreso da MEMRI, e sarà tradotto nei prossimi giorni.
Ho sottolineato in rosso quelli che ritengo siano i punti fondamentali delle dichiarazioni di Ahmadinejhad.
In particolare è interessante rilevare, come alcuni stereotipi e falsità siano quelle tipiche della destra fascista (i sionisti controllano l'Onu e le organizzazioni internazionali) ed altri tipici della sinistra comunista (Israele è l'avamposto dell'imperialismo occidentale in Medio Oriente).
Ma come al solito, i discorsi di Ahmadinejhad sono interessanti perchè rivelano quelle verità sulle posizioni degli islamisti e dell'Iran che i liberal le sinistre i cosiddetti realisti cercano di nascondere.
A tal proposito è interessante quando Ahmadinejhad ricorda come la Rivoluzione Islamica è già stata esportata e continua ad essere esportata.
Infine fà riflettere, perchè non del tutto infondata, l'affermazione secondo cui il 70% degli europei appoggia l'Iran.Penso che sia una cifra eccessva soprattutto da noi, ma tra realisti, antisemiti, e amanti del quieto vivere sono molti.

La debole Amrica di Obama ottiene solo rifiuti



Alla Conferenza di Ginevra il presidente Ahmenadinejhad ha espresso in modo pacato e chiaro,impedendo quindi possibili fraintendimenti o strumentalizzazioni quali sono le concezioni degli Ayatollah su Israele e quali, di conseguenza, le loro intenzioni.
La sincerità del presidente iraniano ha, ovviamente, messo in difficoltà le sinistre occidentali e i cosiddetti realisti, sempre pronti a sminuire la portata delle affermazioni antisemite del presidente iraniano se non a giustificarle.
Il discorso di Ahmenadinejhad, ha però messo in difficoltà soprattutto Barack Obama.
Il presidente americano, ha iniziato una nuova era politica offrendo incondizionate aperture a tutti i nemici dell’America, dall’Iran alla Siria, da Cuba, alla Russia per finire alla Corea del Nord.
In cambio, perfino da quei paesi come la Corea del Nord o Cuba che sono in condizioni economiche disastrose e avrebbero notevoli vantaggia una regolarizzazioni dei rapporti diplomatici, Obama ha sempre ricevuto umilianti rifiuti.
D’altra parte, non poteva succedere altrimenti per due motivi.
Innanzitutto, nel momento in cui è il presidente degli Stati Uniti a chiedere la regolarizzazione dei rapporti a stati che, al massimo, sono potenze regionali, è inevitabile che le controparti percepiscano tale atto come espressione di debolezza e quindi continuino con la loro politica foriera di successi.
Secondariamente, Obama ha presentato la politica della precedente amministrazione come eccessivamente aggressiva, come fallimentare,soprattutto come pericolosa per l’America e per il mondo fornendo ai nemici dell’America una perfetta giustificazione per rifiutare qualsiasi apertura e continuare la loro politica.
Essi, infatti, gli hanno, sostanzialmente, risposto che il problema non sono loro che tengono in schiavitù milioni di persone e sovvenzionano il terrorismo ma gli Stati Uniti e la politica che hanno perseguito negli ultimi otto anni.
La “performance” del presidente iraniano a Ginevra non ha fatto altro che rendere manifesta l’imbarazzante posizione in cui si trovano gli Stati Uniti, con Obama che ha dovuto, per non smentire se stesso rilanciare la linea del dialogo ad oltranza, salvo poi farsi smentire “in terza persona” tramite le parole del Segretario di Stato che ha minacciato sanzioni alla Repubblica Islamica.
Per la prima volta,e finalmente aggiungo io, questa amministrazione, con Hillary Clinton, ha trasmesso un messaggio realismo e non di debolezza non solo all’Iran ma a tutti gli interlocutori
che in questi tre mesi l’America ha spasmodicamente cercato: Siria, Cuba, Hamas.
Prossimamente si verificherà se si è trattato di un’eccezione, o se finalmente Obama abbandonerà questa linea di appeasement che ha caratterizzato tutti le sue prime scelte di politica estera.

lunedì 20 aprile 2009

Negare l'Olocausto in nome dell'antirazzismo


Si apre oggi a Ginevra la Conferenza delle Nazioni Unite sul tema specifico del razzismo, e dei diritti umani in generale. Il Presidente dell'Iran, Ahmadinejad, sarà l'ospite più importante ed illustre della prima giornata. Questo fatto ha una forte valenza simbolica se si considera che il presidente iraniano ha ripetutamente negato l'esistenza, la veridicità storica di quello che è stato il più grave atto di razzismo del novecento: l'Olocausto. Assegnare praticamente l'apertura dei lavori, all'ex pasdaran khomeinista è indice del "clima" che regnerà sovrano durante questa conferenza, e di come i paesi islamici, principali autori del documento che sarà discusso in questi giorni, riescano a trovare una straordinaria unità in nome dell'antisionismo e dell'antisemitismo. In realtà, se l'obbiettivo principale dei paesi islamici rimane Israele, l'intero occidente rischia di veder pubblicato un documento che vorebbe limitare la libertà d'espressione, di parola e di stampa, presentando qualsiasi critica all'islam come una forma intollerabile di razzismo. Per questi motivi i governi italiano, americano, tedesco, olandese, australiano,canadese e ovviamente israeliano hanno avuto ragione a disertare questa conferenza. Sicuramente sarebbero stati in minoranza e avrebbero finito per legittimare posizioni intollerabili, rischio che corrono Francia, Gran Bretagna e Vaticano presenti invece a Ginevra. La presenza della Gran Bretagna in contrasto con la posizione americana rappresenta una rottura rispetto al recente passato, quando in nome della "special relationship" che li ha sempre legati, i due paesi hanno sempre tenuto posizioni comuni. A tal proposito, si deve ricordare quando sia Ronald Reagan sia Margaret Tatcher, ritirarono le loro delegazioni dall'Unesco, in quanto quest'organo aveva equiparato il sionismo al razzismo. Molto probabilmente la posizione britannica è legata a problemi di politica interna.La Gran Bretagna, infatti, ospita al suo interno una niumersissima comunità musulmana, proveniente soprattutto dal Pakistan, che in diverse occasioni ha dimostrato la sua capacità di mobilitazione. L'esempio migliore dell'efficacia della comunità musulmana, o almeno della sua parte radicale e fondamentalista, a ottenere successi è la legittima 'esistenza, di tribunali che applicano la sharia. Infine è importante rilevare, come il governo Berlusconi, confermandosi l'esecutivo più vicino a Israele della storia della Repubblica, sia stato tra i primi e più decisi sostenitori del boicottaggio. Al contempo, se ovviamente non stupisce il silenzio sulla vicenda della sinistra "orgogliosamente comunista" da sempre sostenitrice dell'equiparazione sionismo uguale a razzismo, colpisce il silenzio del Pd. Una sinistra che vuole essere moderna, europea,credibile, non può su un tema come questo non condividere la scelta del governo.

giovedì 16 aprile 2009

Piccolo grande eroe


Questa storia deve essere raccontata prima che si dissolva nella nebbia della guerra.
Micheal A. Mansoor è un ragazzino di sangue mezzo arabo che si diverte in quel paradiso da telefilm che è Garden Grove nella Orange County, California. Calcio, snowboard, motociclette. L’unico cruccio di Mike è il respiro, soffre di asma, gli si spezza nei polmoni, gli impedisce di essere figo come gli altri ragazzi. Per rimediare si intestardisce sul nuoto. Lunghe ore in piscina e lunghe ore in mare, sotto la superficie dell’acqua, a inseguire i pesci. Come talvolta succede, l’irruenza e la fissazione giovanile gli permettono di superare il piano originale. Riesce a buttare via l’inalatore che prima doveva portarsi sempre in tasca, a vent’anni s’arruola nella Marina e due anni dopo, al secondo tentativo, entra nelle squadre degli incursori della marina. Siccome è un mestiere poco sedentario e la protezione non è mai sufficiente, Micheal si fa tatuare un S. Michele contro il drago su una spalla e la preghiera di S. Michele Arcangelo sul costato.
Sono tempi di superlavoro per gli incursori americani, i Navy Seal del cinema. Mansoor finisce in Iraq, assegnato al settore peggiore: Ramadi. “La tomba degli americani”, lo dicono i graffiti sui muri della città. Quaranta attacchi al giorno. Cecchini. Raffiche dai finestrini delle auto. Razzi. Camionbomba. I soldati iracheni portano all’ospedale alcuni loro ufficiali feriti in combattimento, li ritrovano il giorno dopo con le teste tagliate. I media sono abituati a parlare soltanto di Baghdad, ma la capitale dei sanniti, duecento chilometri a ovest, nel 2006 è l’ombelico della violenza. Vige la regola dei 45 minuti: quando gli americani escono fuori dalle loro basi, in un quarto d’ora gli osservatori nemici scoprono la loro posizione, in mezz’ora radunano armi, uomini e macchine e allo scoccare dei tre quarti d’ora arriva l’attacco. C’è anche la regola “elmetto e giubbotto antiproiettile non si tolgono mai”.
Camp Corregidor, dove sta Mike, è circondato da quattro minareti. Per non offendere la sensibilità locale gli americani si guardano dal rispondere al fuoco, ma ogni giorno i cecchini dalle torri tirano dentro al campo. L’esercito iracheno non può provare a sorvegliarne l’accesso, perché bloccare chi entra in moschea con i fucili scatenerebbe guai peggiori. Dagli altoparlanti una voce araba chiama alla guerra santa. I cecchini non sono il problema peggiore. La base è così dentro all’alveare nemico che quelli “potrebbero tirarci i mortai oltre il muro con le mani”. Mike si prende una medaglia perché va a riprendere un altro Seal ferito sotto il fuoco.Resistendo per tutta l’estate e l’autunno del 2006 a Ramadi, gli americani convincono la popolazione – esasperata dalla brutalità dell’islam imposto dai sunniti di al Qaeda – a rivoltarsi contro l’oppressione della guerriglia (sarà liberata nel febbraio 2007). Ma è ancora settembre quando Mike Mansoor sale su un tetto con altri tre compagni. Si piazza vicino all’uscita, per evitare visite a sorpresa. Qualcuno lancia una granata, gli rimbalza sul petto. Spoletta a tempo, un paio di secondi di orrore. Potrebbe uscire e salvarsi. Si getta sulla granata, assorbe con il corpo quasi tutta la violenza dell’esplosione e salva la vita ai compagni, che se la cavano con qualche ferita.
Quando Bush ha incontrato i genitori per consegnare la medaglia d’onore si è messo a piangere.

Questo post è stato scritto da LiberaliPerIsraele che ringrazio per la disponibilità al "linkaggio".
E una storia stupenda di eroismo e di coraggio, da parte di un ragazzo che ha sacrificato se stesso per garantire ad altri la libertà.
Voglio solo sperare che, ai tempi del dialogo con tutti come precondizione per qualsiasi attività di politica estera, il Presidente Obama non renda inutili la morte di questo soldato e delle altre migliaia di giovani americani, nonchè delle migliaia di civili iracheni vittime del terrorismo.
La scelta di abbandonare l'Iraq al suo destino, o di sacrificarlo all'influenza iraniana in nome dell'appeasement con gli Ayatollah, renderebbe la morte, i sacrifici di tanti piccoli grandi eroi inutili.

mercoledì 15 aprile 2009

Morire per la libertà d'espressione



"Cos'è la libertà?.Non lo so, ma so che un giorno vedrò la sua ombra scendere sulla mia terra".
Questo è ciò che scrisse Omidreza Mirsayafi nel suo primo post da blogger, nel settembre 2006.
Omidreza aveva un blog di cultura e musica ed era orgoglioso di essere persiano ma, ha commesso il terribile crimine di anelare la libertà.Questo è un crimine che, in tutti i totalitarismi da quello comunista a quello nazista a quello islamista, si paga con la morte.
Omidreza è stato "suicidato" due settimane fà nel carcere di Evin, il carcere di massima sicurezza dove vengono detenuti i nemici di Allah, i cospiratori le spie sioniste e americane.
Nello stesso carcere, l'anno scorso, la giornalista canadese di origini iraniane, Zahra Kazemi, fu massacrata dai poliziotti.
Nella stessa prigione è detenuto Hussein Derakhshan,un blogger,imprigionato con l'accusa di essere una spia sionista perchè dichiarò al Jerusalem Post di voler costruire un ponte tra il popolo iraniano e quello israelieno.
Nelle celle vicine sono detenuti anche l'economista Abbas Khrosandi, colpevole di aver fondato un partito non approvato dagli ayatollah, e Parvin Ardalan, giornalista responsabile di "dichiarazioni antisistema".
Coloro che, in Europa e negli Stati Uniti, in nome di un realismo che spesso diventa una resa suggeriscono aperture incondizionate nei confronti del regime iraniano, dovrebbero riflettere sul destino di persone che, solo per il fatto di esprimere la loro opinione sono incarcerati o uccisi.
Allo stesso modo quegli intellettuali di sinistra che parlano di regime berlusconiano in Italia, dovrebbero vergognarsi perchè sminuiscono il valore della libertà e le battaglie di coloro che per essa arrivano a morire.
Termino il post con una frase di Omidreza:"Vivere nel paese di Khomeini è nauseante, vivere in un paese il cui presidente Ahmadinejhad è una grande vergogna.Vivere in un paese che si fà chiamare Repubblica Islamica è una disgrazia".

martedì 14 aprile 2009

Obama e la politica del centro sinistra italiano




L’elezione del 4 Novembre ha posto fine all’era Bush e ha tolto dalla scena politica quella setta giudaico cristiana fondamentalista, conosciuta come teo-neoconservatori responsabilidei disastri degli ultimi 8 anni. Ora alla presidenza degli Stati Uniti c’è Barack Obama, il Messia nero, contornato dalla vecchia guardia clintoniana.
Gli effetti positivi si sono subito visti e il mondo è subito divenuto un posto migliore. Innanzitutto, l'asse del male non esiste più.La Siria, l'Iran, la Corea del Nord prima paesi canaglia e sostenitori del terrorismo ora sono paesi da coinvolgere nel processo di gestione degli interessi regionali allo scopo di stabile cordiali relazioni con essi. Ovviamente la stampa ha presentato questa svolta in politica estera come una benedizione portatrice di pace e benessere.Purtroppo, come spesso succede i fatti smentiscono la realtà presentata dai politically correct e dai realisti di entrambe le sponde dell'oceano.Il governo siriano e i giornali di quel paese hanno commentato l’offerta di appeasement obamiana come la dimostrazione che la politica di “resistenza” siriana e dei fratelli di Hamas e di Hezbollah all’imperialismo sionista e americano si è dimostrata una strategia vincente.L’Iran ha risposto alle aperture di Obama aumentando il supporto ai talebani in Afghanistan e continuando l’arricchimento dell’uranio per la creazione della bomba atomica, e infine ha chiesto di togliere il supporto a Israele Per completare il quadro, la Corea del Nord ha lanciato seppur con scarso successo un missile. Allo stesso modo, mentre si parla di riconoscere un ruolo ai talebani e della necessità di sedersi a un tavolo con loro, questi aumentano le loro azioni suicide e espandono ulteriormente la loro influenza il loro controllo sulle zone tribali del Pakistan. Ai tempi della sue elezione scrissi che temevo fosse un nuovo Jimmy Carter, devo dire che dopo tre mesi questa sensazione è ancora più forte.Il problema sarà trovare un nuovo Reagan dopo di lui. Voglio concludere con un riferimento all'Italia. Spesso si cita l’esterofilia dei nostri politici, la loro tendenza a proporre soluzioni e modelli esteri all’Italia.Bene, in questo caso penso che sia avvenuto esattamente il contrario con Obama che mette in atto la politica estera del governo Prodi. L’unica differenza è la famosa passeggiata a Beirut di D’Alema con un leader di Hezbollah.Forse perché, per Hezbollah, non è conveniente che una donna come la Clinton vada a passeggio con un uomo.

Obama, il nuovo Carter?

Il 2 novembre di 32 anni fa l'America elesse, come suo 39° presidente, un cinquantaduenne semi -sconosciuto governatore della Georgia: Jimmy Carter.
Solo due anni prima era scoppiato il caso Watergate e l'onda lunga dello scandalo continuava a minare la fiducia nei repubblicani. Inoltre, come vuole la consuetudine, ma forse inappropriatamente i repubblicani presentarono candidato l'allora presidente Gerald Ford, divenuto tale in quanto vicepresidente di Nixon.
Gli Stati Uniti erano appena usciti dal pantano vietnamita e dovevano affrontare una pesante crisi economica, che sembrava minarne le capacità di continuare ad essere una superpotenza.
Carter, come outsider, vinse le primarie del suo partito, affascinando per la sua retorica intrisa di riferimenti religiosi, e per le sue posizioni a favore dei diritti civili, e della scolarizzazione degli strati più poveri della società, negli stati del sud.
In politica estera dichiarò la necessità di porre fine al muro contro muro per cercare di dialogare con i nemici, trovando degli accordi.
La strategia si rivelò vincente e Carter fu eletto ottenendo 297 elettori e il 50,1% dei voti popolari.
La sua presidenza si rivelò la più fallimentare della recente storia americana, con gli Stati Uniti che sul fronte interno caddero in una pesante recessione ed in campo internazionale furono pesantemente umiliati.
Grazie alla scelta di Carter, di cercare il dialogo ad ogni costo l'espansionismo comunista raggiunse il suo apogeo, con l'invasione dell'Afghanistan.
Allo stesso tempo, la sua scriteriata scelta di abbandonare all'istante la sanguinaria dittatura dello Scià senza cercare di guidare la transizione in modo pacifico, portò alla nascita della teocrazia islamica iraniana.
Di questa scelta non solo l'America ma tutto il mondo ne paga ancora le conseguenze.
Ma al di là di questi singoli episodi, fu la vergognosa sensazione di debolezza che trasmise al mondo, la capacità con le sue scelte di ridicolizzare l'America e metterne a repentaglio il futuro, che lo hanno reso il peggiore e più pericoloso Presidente degli Usa.
Fortunatamente, gli Usa al contrario dei regimi comunisti di cui molti degli attuali Obamiani italiani sono supporter, erano e sono una democrazia, quindi dopo 4 anni la Presidenza Carter fu spazzata via da una valanga di voti: 489 Grandi Elettori per Reagan 49 per Carter, 44 stati a 6.
Però, poichè un Presidente Reagan non può comparire sempre, sarebbe opportuno che Obama non facesse la stessa disastrosa politica.
Obama ha tutto per fare bene, e nonostante i tentativi della sinistra italica di appropriarsene, molto probabilmente in Italia sarebbe nel Pdl; però le somiglianze con Carter sia su temi come l'aborto o il welfare, sia sulla politica estera sono allarmanti.
Questo articolo nasce dal timore che tradisca l'America promuovendo una politica debole e fallimentare che gli procurerebbe l'imperituro amore degli intellettuali liberal americani e di sinistra europei, e magari un nobel, ma causerebbe una sciagura per gli Usa e per l'Occidente.
Spero di sbagliarmi e mi auguro che Obama deluderà le speranze della stampa europea e farà il bene dell'America e di tutto il mondo libero.

sabato 11 aprile 2009

Il Grande Inquisitore


Alcune pagine della letteratura fanno riflettere molto più di quanto non facciano interi trattati di filosofia.
Penso che ciò valga per esempio, per gli scritti di Dostojevski ed in particolare per il suo racconto più famoso: Il Grande Inquisitore, presente nel romanzo I fratelli Karamazov.
Vi posto alcuni passi, sperando di stimolare la vostra curiosità e la discussione.
Il racconto si svolge a Siviglia ai tempi dell’Inquisizione, quando “per la gloria di Dio con grandiosi autodafè si bruciavano gli eretici”
Dostojesky è molto critico con la chiesa del tempo che strumentalizzava Cristo stravolgendone il messaggio per poter esercitare il potere sulle persone. La Chiesa temporale che Dostojeski accusa, senza concedergli attenuanti, di aver soppresso la libertà degli uomini.

Il grande Inquisitore si rivolge a Cristo ,dopo averlo imprigionato “Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? Io non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? Sí, forse Tu lo sai”, – aggiunse, profondamente pensoso, senza staccare per un attimo lo sguardo dal suo Prigioniero.

Alesa uno dei fratelli Karamazov: E il Prigioniero rimane zitto? Lo guarda e non dice nemmeno una parola?

Ma è cosí che deve essere, in ogni caso, – rise nuovamente Ivàn( l’autore della storia). – Il vecchio stesso Gli osserva che Egli non ha il diritto di aggiunger nulla a quanto già fu detto. C’è appunto qui, se vuoi, il tratto piú fondamentale del cattolicesimo romano, come a dire. “Tutto è stato da Te trasmesso al papa, tutto quindi è ora nelle mani del papa, e Tu non venirci a disturbare, quanto meno prima del tempo”. In questo senso non solo parlano, ma anche scrivono i cattolici, i gesuiti almeno. L’ho letto io stesso nelle opere dei loro teologi. “Hai Tu il diritto di rivelarci anche un solo segreto del mondo da cui sei venuto?”. – Gli domanda il mio vecchio e risponde egli stesso per Lui: – “No, Tu non l’hai, se non vuoi aggiungere qualcosa a quello che già fu detto e togliere agli uomini quella libertà che tanto difendesti quando eri sulla terra. Tutto ciò che di nuovo Tu ci rivelassi attenterebbe alla libertà della fede umana, giacché apparirebbe come un miracolo, mentre la libertà della fede già allora, millecinquecent’anni or sono, Ti era piú cara di tutto. Non dicevi Tu allora spesso: “Voglio rendervi liberi?”. Ebbene, adesso Tu li ha veduti, questi uomini “liberi”, – aggiunge il vecchio con un pensoso sorriso. – Sí, questa faccenda ci è costata cara, – continua, guardandolo severo, – ma noi l’abbiamo finalmente condotta a termine, in nome Tuo. Per quindici secoli ci siamo tormentati con questa libertà, ma adesso l’opera è compiuta e saldamente compiuta. Non credi che sia saldamente compiuta? Tu mi guardi con dolcezza e non mi degni neppure della Tua indignazione? Ma sappi che adesso, proprio oggi, questi uomini sono piú che mai convinti di essere perfettamente liberi, e tuttavia ci hanno essi stessi recato la propria libertà, e l’hanno deposta umilmente ai nostri piedi. Questo siamo stati noi ad ottenerlo, ma è questo che Tu desideravi, è una simile libertà?”.

Al contrario Cristo è venuto in terra e si è sacrificato per garantire la libertà agli uomini.Nel Cristianesimo l’uomo trova la sua libertà.

Il Grande Inquisitore ricorda a Cristo che lui avrebbe potuto accettare la tentazione nel deserto e trasformare le pietre in pani, e tutta l’umanità lo avrebbe seguito come un docile gregge

“Ma Tu non volesti privar l’uomo della libertà e respingesti l’invito, perché, cosí ragionasti, che libertà può mai esserci, se la ubbidienza è comprata coi pani? Tu obiettasti che l’uomo non vive di solo pane, ma sai Tu che nel nome di questo stesso pane terreno, insorgerà contro di Te lo spirito della terra e lotterà con Te e Ti vincerà, e tutti lo seguiranno, esclamando: “Chi è comparabile, a questa bestia? Essa ci ha dato il fuoco del cielo!”.

Col pane Ti si dava una bandiera indiscutibile: l’uomo si inchina a chi gli dà il pane, giacché nulla è piú indiscutibile del pane; ma, se qualcun altro accanto a Te si impadronirà nello stesso tempo della sua coscienza, oh, allora egli butterà via anche il Tuo pane e seguirà colui che avrà lusingato la sua coscienza. In questo Tu avevi ragione. Il segreto dell’esistenza umana infatti non sta soltanto nel vivere, ma in ciò per cui si vive. Senza un concetto sicuro del fine per cui deve vivere, l’uomo non acconsentirà a vivere e si sopprimerà piuttosto che restare sulla terra, anche se intorno a lui non ci fossero che pani. Questo è giusto, ma che cosa è avvenuto?

"Invece di impadronirti della libertà degli uomini. Tu l’hai ancora accresciuta! Avevi forse dimenticato che la tranquillità e perfino la morte è all’uomo piú cara della libera scelta fra il bene ed il male? Nulla è per l’uomo piú seducente che la libertà della sua coscienza, ma nulla anche è piú tormentoso. Ed ecco che, in luogo di saldi principi, per acquetare la coscienza umana una volta per sempre, Tu hai scelto tutto quello che c’è di piú inconsueto, enigmatico e impreciso, hai scelto tutto quello che superava le forze degli uomini, e hai perciò agito come se Tu non li amassi per nulla, e chi mai ha fatto questo? Colui che era venuto a dare per essi la Sua vita! Invece d’impadronirti della libertà umana, Tu l’hai moltiplicata e hai per sempre gravato col peso dei suoi tormenti la vita morale dell’uomo. Tu volesti il libero amore dell’uomo, perché Ti seguisse liberamente, attratto e conquistato da Te. In luogo di seguire la salda legge antica, l’uomo doveva per l’avvenire decidere da sé liberamente, che cosa fosse bene che cosa fosse male, avendo dinanzi come guida la sola Tua immagine; ma non avevi Tu pensato che, se lo si fosse oppresso con un cosí terribile fardello come la libertà di scelta, egli avrebbe finito per respingere e contestare perfino la Tua immagine e la Tua verità? Essi esclameranno, alla fine, che la verità non è in Te, perché era impossibile abbandonarli fra ansie ed angosce maggiori di come Tu facesti, lasciando loro tante inquietudini e tanti insolubili problemi. In tal modo preparasti Tu stesso la rovina del Tuo regno, e non darne piú la colpa a nessuno."

Ecco infine la condanna senza appello alla concezione socialista della società e la descrizione di quello che sarebbero stati i regimi socialisti nel futuro. Regimi in cui in nome della teorica liberazione dai bisogni economici, si è proceduto ad un sistematico e progressivo annullamento della persona, della sua personalità, della sua libertà.

Con noi invece tutti saranno felici e piú non si rivolteranno, né si stermineranno fra loro, come facevano dappertutto nella Tua libertà. Oh, noi li persuaderemo che allora soltanto essi saranno liberi, quando rinunzieranno alla libertà loro in favore nostro e si sottometteranno a noi. Ebbene, avremo ragione, perché ricorderanno a quali orrori di servitú e di turbolenza li conducesse la Tua libertà. La libertà, il libero pensiero e la scienza li condurranno in tali labirinti e li porranno davanti a tali portenti e misteri insolubili, che di essi gli uni, ribelli e furiosi, si distruggeranno da sé, gli altri, ribelli ma deboli si distruggeranno fra loro, mentre i rimanenti, imbelli e infelici, si trascineranno ai nostri piedi e ci grideranno: “Sí, voi avevate ragione, voi soli possedevate il Suo segreto e noi torniamo a voi, salvateci da noi medesimi”.
Ricevendo i pani da noi, certo vedranno chiaramente che prendiamo i loro stessi pani, guadagnati dalle loro stesse braccia, per distribuirli fra essi, senza miracolo alcuno, vedranno che noi non abbiamo mutato in pani le pietre, ma in verità, piú che del pane stesso, saranno lieti di riceverlo dalle nostre mani!
Giacché troppo bene ricorderanno che prima, senza di noi, gli stessi pani da essi guadagnati si mutavano nelle loro mani in pietre, mentre, dopo il ritorno a noi, le pietre medesime si sono mutate nelle mani loro in pani. Troppo, troppo apprezzeranno quel che significa sottomettersi una volta per sempre! E finché gli uomini non capiranno questo, saranno infelici. Ma chi piú di tutti, dimmi, ha favorito questa incomprensione? Chi ha diviso il gregge e l’ha disperso per vie sconosciute? Ma il gregge tornerà a raccogliersi, tornerà a sottomettersi, e questa volta per sempre. Allora noi daremo loro la tranquilla, umile felicità degli esseri deboli, quali essi furono creati.
Essi diverranno mansueti, guarderanno a noi e a noi si stringeranno, nella paura, come i pulcini alla chioccia. Ci ammireranno e avranno paura di noi, e saranno fieri che noi siamo cosí potenti e cosí intelligenti da aver potuto pacificare un cosí tumultuoso e innumerevole gregge.
Temeranno la nostra collera, i loro spiriti si faranno timidi, i loro occhi lacrimosi, come quelli dei bambini e delle donne, ma altrettanto facilmente passeranno, a un nostro cenno, all’allegrezza, ed al riso, alla gioia luminosa ed alle felici canzoni infantili. Certo li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro organizzeremo la loro vita come un giuoco infantile con canti e cori e danze innocenti. Oh, noi consentiremo loro anche il peccato, perché sono deboli e inetti, ed essi ci ameranno come bambini, perché permetteremo loro di peccare.
Diremo che ogni peccato, se commesso col nostro consenso, sarà riscattato, che permettiamo loro di peccare perché li amiamo e che, in quanto al castigo per tali peccati, lo prenderemo su di noi. Cosí faremo, ed essi ci adoreranno come benefattori che si saranno gravati coi loro peccati dinanzi a Dio. E per noi non avranno segreti. Permetteremo o vieteremo loro di vivere con le proprie mogli ed amanti, di avere o di non avere figli, – sempre giudicando in base alla loro ubbidienza, – ed essi s’inchineranno con allegrezza e con gioia. Tutti, tutti i piú tormentosi segreti della loro coscienza, li porteranno a noi, e noi risolveremo ogni caso, ed essi avranno nella nostra decisione una fede gioiosa, perché li libererà dal grave fastidio e dal terribile tormento odierno di dovere personalmente e liberamente decidere.

Ed ecco la limpida, esauriente spiegazione di Dostojevsky: gli atei, che ritengono l’uomo incapace di gestire la propria libertà donatagli da Dio.Gli atei che pensano sia necessario schiavizzare l’uomo per tutelarlo dalla libertà

Perché non può incontrarsi fra di loro neanche un solo martire, tormentato da una nobile sofferenza e amante dell’umanità? Vedi: supponi che fra tutti questi uomini non desiderosi che di sordidi beni materiali se ne sia trovato anche uno solo come il mio vecchio inquisitore, che abbia mangiato anche lui radici nel deserto e si sia accanito a domare la propria carne per rendersi libero e perfetto, ma che però abbia in tutta la sua vita amato l’umanità: a un tratto ha aperto gli occhi e ha veduto che non è una gran felicità morale raggiungere la perfezione del volere, per doversi in pari tempo convincere che milioni di altre creature di Dio sono rimaste imperfette, che esse non saranno mai in grado di servirsi della loro libertà, che dai miseri ribelli non usciranno mai dei giganti per condurre a compimento la torre, che non per simili oche il grande idealista ha sognato la sua armonia... Dopo aver compreso tutto ciò, egli è tornato indietro e si è unito... alle persone intelligenti. Non poteva questo accadere?–

A chi si è unito, a quali persone intelligenti? – esclamò Alesa quasi adirato. – Essi non hanno né tanta intelligenza, né misteri o segreti di sorta... Forse soltanto l’ateismo, ecco tutto il loro segreto. Il tuo inquisitore non crede in Dio, ecco tutto il suo segreto!

E anche se fosse cosí? Infine tu hai indovinato.

Neoconservatore