Il 2 novembre di 32 anni fa l'America elesse, come suo 39° presidente, un cinquantaduenne semi -sconosciuto governatore della Georgia: Jimmy Carter.
Solo due anni prima era scoppiato il caso Watergate e l'onda lunga dello scandalo continuava a minare la fiducia nei repubblicani. Inoltre, come vuole la consuetudine, ma forse inappropriatamente i repubblicani presentarono candidato l'allora presidente Gerald Ford, divenuto tale in quanto vicepresidente di Nixon.
Gli Stati Uniti erano appena usciti dal pantano vietnamita e dovevano affrontare una pesante crisi economica, che sembrava minarne le capacità di continuare ad essere una superpotenza.
Carter, come outsider, vinse le primarie del suo partito, affascinando per la sua retorica intrisa di riferimenti religiosi, e per le sue posizioni a favore dei diritti civili, e della scolarizzazione degli strati più poveri della società, negli stati del sud.
In politica estera dichiarò la necessità di porre fine al muro contro muro per cercare di dialogare con i nemici, trovando degli accordi.
La strategia si rivelò vincente e Carter fu eletto ottenendo 297 elettori e il 50,1% dei voti popolari.
La sua presidenza si rivelò la più fallimentare della recente storia americana, con gli Stati Uniti che sul fronte interno caddero in una pesante recessione ed in campo internazionale furono pesantemente umiliati.
Grazie alla scelta di Carter, di cercare il dialogo ad ogni costo l'espansionismo comunista raggiunse il suo apogeo, con l'invasione dell'Afghanistan.
Allo stesso tempo, la sua scriteriata scelta di abbandonare all'istante la sanguinaria dittatura dello Scià senza cercare di guidare la transizione in modo pacifico, portò alla nascita della teocrazia islamica iraniana.
Di questa scelta non solo l'America ma tutto il mondo ne paga ancora le conseguenze.
Ma al di là di questi singoli episodi, fu la vergognosa sensazione di debolezza che trasmise al mondo, la capacità con le sue scelte di ridicolizzare l'America e metterne a repentaglio il futuro, che lo hanno reso il peggiore e più pericoloso Presidente degli Usa.
Fortunatamente, gli Usa al contrario dei regimi comunisti di cui molti degli attuali Obamiani italiani sono supporter, erano e sono una democrazia, quindi dopo 4 anni la Presidenza Carter fu spazzata via da una valanga di voti: 489 Grandi Elettori per Reagan 49 per Carter, 44 stati a 6.
Però, poichè un Presidente Reagan non può comparire sempre, sarebbe opportuno che Obama non facesse la stessa disastrosa politica.
Obama ha tutto per fare bene, e nonostante i tentativi della sinistra italica di appropriarsene, molto probabilmente in Italia sarebbe nel Pdl; però le somiglianze con Carter sia su temi come l'aborto o il welfare, sia sulla politica estera sono allarmanti.
Questo articolo nasce dal timore che tradisca l'America promuovendo una politica debole e fallimentare che gli procurerebbe l'imperituro amore degli intellettuali liberal americani e di sinistra europei, e magari un nobel, ma causerebbe una sciagura per gli Usa e per l'Occidente.
Spero di sbagliarmi e mi auguro che Obama deluderà le speranze della stampa europea e farà il bene dell'America e di tutto il mondo libero.
Solo due anni prima era scoppiato il caso Watergate e l'onda lunga dello scandalo continuava a minare la fiducia nei repubblicani. Inoltre, come vuole la consuetudine, ma forse inappropriatamente i repubblicani presentarono candidato l'allora presidente Gerald Ford, divenuto tale in quanto vicepresidente di Nixon.
Gli Stati Uniti erano appena usciti dal pantano vietnamita e dovevano affrontare una pesante crisi economica, che sembrava minarne le capacità di continuare ad essere una superpotenza.
Carter, come outsider, vinse le primarie del suo partito, affascinando per la sua retorica intrisa di riferimenti religiosi, e per le sue posizioni a favore dei diritti civili, e della scolarizzazione degli strati più poveri della società, negli stati del sud.
In politica estera dichiarò la necessità di porre fine al muro contro muro per cercare di dialogare con i nemici, trovando degli accordi.
La strategia si rivelò vincente e Carter fu eletto ottenendo 297 elettori e il 50,1% dei voti popolari.
La sua presidenza si rivelò la più fallimentare della recente storia americana, con gli Stati Uniti che sul fronte interno caddero in una pesante recessione ed in campo internazionale furono pesantemente umiliati.
Grazie alla scelta di Carter, di cercare il dialogo ad ogni costo l'espansionismo comunista raggiunse il suo apogeo, con l'invasione dell'Afghanistan.
Allo stesso tempo, la sua scriteriata scelta di abbandonare all'istante la sanguinaria dittatura dello Scià senza cercare di guidare la transizione in modo pacifico, portò alla nascita della teocrazia islamica iraniana.
Di questa scelta non solo l'America ma tutto il mondo ne paga ancora le conseguenze.
Ma al di là di questi singoli episodi, fu la vergognosa sensazione di debolezza che trasmise al mondo, la capacità con le sue scelte di ridicolizzare l'America e metterne a repentaglio il futuro, che lo hanno reso il peggiore e più pericoloso Presidente degli Usa.
Fortunatamente, gli Usa al contrario dei regimi comunisti di cui molti degli attuali Obamiani italiani sono supporter, erano e sono una democrazia, quindi dopo 4 anni la Presidenza Carter fu spazzata via da una valanga di voti: 489 Grandi Elettori per Reagan 49 per Carter, 44 stati a 6.
Però, poichè un Presidente Reagan non può comparire sempre, sarebbe opportuno che Obama non facesse la stessa disastrosa politica.
Obama ha tutto per fare bene, e nonostante i tentativi della sinistra italica di appropriarsene, molto probabilmente in Italia sarebbe nel Pdl; però le somiglianze con Carter sia su temi come l'aborto o il welfare, sia sulla politica estera sono allarmanti.
Questo articolo nasce dal timore che tradisca l'America promuovendo una politica debole e fallimentare che gli procurerebbe l'imperituro amore degli intellettuali liberal americani e di sinistra europei, e magari un nobel, ma causerebbe una sciagura per gli Usa e per l'Occidente.
Spero di sbagliarmi e mi auguro che Obama deluderà le speranze della stampa europea e farà il bene dell'America e di tutto il mondo libero.
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