venerdì 24 aprile 2009

La debole Amrica di Obama ottiene solo rifiuti



Alla Conferenza di Ginevra il presidente Ahmenadinejhad ha espresso in modo pacato e chiaro,impedendo quindi possibili fraintendimenti o strumentalizzazioni quali sono le concezioni degli Ayatollah su Israele e quali, di conseguenza, le loro intenzioni.
La sincerità del presidente iraniano ha, ovviamente, messo in difficoltà le sinistre occidentali e i cosiddetti realisti, sempre pronti a sminuire la portata delle affermazioni antisemite del presidente iraniano se non a giustificarle.
Il discorso di Ahmenadinejhad, ha però messo in difficoltà soprattutto Barack Obama.
Il presidente americano, ha iniziato una nuova era politica offrendo incondizionate aperture a tutti i nemici dell’America, dall’Iran alla Siria, da Cuba, alla Russia per finire alla Corea del Nord.
In cambio, perfino da quei paesi come la Corea del Nord o Cuba che sono in condizioni economiche disastrose e avrebbero notevoli vantaggia una regolarizzazioni dei rapporti diplomatici, Obama ha sempre ricevuto umilianti rifiuti.
D’altra parte, non poteva succedere altrimenti per due motivi.
Innanzitutto, nel momento in cui è il presidente degli Stati Uniti a chiedere la regolarizzazione dei rapporti a stati che, al massimo, sono potenze regionali, è inevitabile che le controparti percepiscano tale atto come espressione di debolezza e quindi continuino con la loro politica foriera di successi.
Secondariamente, Obama ha presentato la politica della precedente amministrazione come eccessivamente aggressiva, come fallimentare,soprattutto come pericolosa per l’America e per il mondo fornendo ai nemici dell’America una perfetta giustificazione per rifiutare qualsiasi apertura e continuare la loro politica.
Essi, infatti, gli hanno, sostanzialmente, risposto che il problema non sono loro che tengono in schiavitù milioni di persone e sovvenzionano il terrorismo ma gli Stati Uniti e la politica che hanno perseguito negli ultimi otto anni.
La “performance” del presidente iraniano a Ginevra non ha fatto altro che rendere manifesta l’imbarazzante posizione in cui si trovano gli Stati Uniti, con Obama che ha dovuto, per non smentire se stesso rilanciare la linea del dialogo ad oltranza, salvo poi farsi smentire “in terza persona” tramite le parole del Segretario di Stato che ha minacciato sanzioni alla Repubblica Islamica.
Per la prima volta,e finalmente aggiungo io, questa amministrazione, con Hillary Clinton, ha trasmesso un messaggio realismo e non di debolezza non solo all’Iran ma a tutti gli interlocutori
che in questi tre mesi l’America ha spasmodicamente cercato: Siria, Cuba, Hamas.
Prossimamente si verificherà se si è trattato di un’eccezione, o se finalmente Obama abbandonerà questa linea di appeasement che ha caratterizzato tutti le sue prime scelte di politica estera.

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