lunedì 9 novembre 2009

Come Reagan vinse la guerra fredda (5)





Fu proprio questo il significato della visita di Reagan alla Porta di Brandeburgo il 12 giugno 1987, nel corso della quale richiese che Gorbaciov dimostrasse la serietà delle sue intenzioni abbattendo il muro di Berlino.

E nel maggio del 1988 pronunciò davanti alla statua di Lenin nella Università di Mosca la più vibrante difesa della libera società mai rivolta al popolo sovietico. Durante quel viaggio visitò l’antico monastero di Danilov e esaltò il valore della libertà religiosa. All’ambasciata americana, garantì a un gruppo di dissidenti che il giorno della libertà era vicino. Tutte queste iniziative avevano lo scopo di forzare la mano a Gorbaciov.

Per prima cosa Gorbaciov acconsentì a una profonda riduzione unilaterale delle forze sovietiche in Europa. A cominciare dal maggio 1988, le truppe sovietiche si ritirarono dall’Afghanistan. Poco tempo dopo, i soldati sovietici iniziarono a ritirarsi anche dall’Angola, dalla Cambogia e dall’Etiopia. In Europa orientale partì la corsa verso la libertà e il Muro di Berlino venne abbattuto.

In tutto quel periodo, il grande risultato di Gorbaciov, per il quale sarà ricordato dalla storia, è stato quello di non ricorrere all’uso della forza, come invece avevano fatto i suoi predecessori di fronte alle rivolte popolari in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. Ora Gorbaciov e il suo governo non soltanto permettevano la dissoluzione dell’impero, ma cominciavano a parlare proprio come lo stesso Reagan.

Nell’ottobre 1989 il portavoce del ministro degli Esteri sovietico Gennadi Gerasimov annunciò che l’Unione Sovietica non avrebbe interferito con la politica interna delle nazioni del blocco orientale. "La dottrina Breznev è morta", dichiarò Gerasimov. Ai giornalisti che gli chiedevano con che cosa sarebbe stata sostituita, Gerasimov rispose: "Conoscete la canzone di Frank Sinatra My Way? Ecco, l’Ungheria e la Polonia stanno procedendo proprio in questo modo. Abbiamo la dottrina Sinatra". Lo stesso Reagan non avrebbe potuto usare parole migliori. Infine, la rivoluzione si diffuse nella stessa Unione Sovietica.

Gorbaciov, che aveva perso completamente il controllo degli eventi, si ritrovò escluso dal
potere. L’Unione Sovietica votò a favore dell’abolizione di se stessa. Sarebbero rimasti problemi di adattamento alle nuove condizioni, ma il popolo liberato sapeva che questi problemi sono nettamente preferibili alla vita in schiavitù.

Persino alcuni di coloro che erano stati critici nei confronti di Reagan furono costretti ad ammettere che le sue politiche avevano avuto ragione.

Henry Kissinger ha detto che, sebbene sia stato Bush ad assistere alla definitiva disintegrazione dell’impero sovietico, "è stata la presidenza di Ronald Reagan a segnare il momento di svolta". Il cardinale Casaroli, segretario di Stato del Vaticano, ha dichiarato che il riarmo deciso da Reagan, al quale lui stesso si era opposto, aveva determinato il collasso del comunismo. Queste conclusioni sono ampiamente condivise nell’ex Unione Sovietica e nell’Europa orientale.

Quando il presidente ceco Vaclav Havel si è recato in visita a Washington nel maggio 1997, gli ho domandato se la strategia difensiva e la diplomazia di Reagan fossero stati elementi decisivi per la fine della Guerra fredda. Havel ha risposto affermativamente, aggiungendo che "sia a Reagan che a Gorbaciov va attribuito il merito", perché il comunismo sovietico, per quanto destinato prima o poi a crollare, "senza di loro ci avrebbe impiegato molto più tempo". Le parole di Havel sono incontestabili. Però Reagan ha vinto e Gorbaciov ha perso. Se Gorbaciov è stato il grilletto, Reagan è stato colui che lo ha premuto. Per la terza volta nel XX secolo, gli Stati Uniti hanno combattuto e vinto in una guerra mondiale. Nella Guerra fredda, Reagan è stato il nostro Churchill: è stata la sua visione e la sua leadership a condurci alla vittoria.

3 commenti:

  1. Ammetto che su Reagan sono di parte.
    Non voglio annoiare elencando i motivi della mia stima inconizionata e del rispetto che ho nei confronti di questo grande uomo e di questo grande presidente.
    Dico solo che fin da bambino fui letteralmente conquistato da quel signore con una stana parlata in un inglese un pò strano.
    Si trattava oviamente di un giudizio ingenuo, di un giudizio che veniva dagli occhi di un bambino.
    Tuttavia devo dire che non mi ero sbagliato.
    Reagan merita di stare tra i personaggi storici più importanti di tutte le epoche.
    Con la sua presidenza coraggiosa è stata chiusa nel migliore dei modi un'epoca che avrebbe potuto chiudersi ben diversamente.

    RispondiElimina
  2. Di quell'esito dovuto all'opera di questo grande uomo, del papa polacco e di Gorbaciov(in ordine rigoroso di importanza)ha beneficiato il mondo intero.
    In primis l'Europa dell'est che finalmente fu libera.
    Poi l'Europa occidentale.
    E ovviamente ne hanno beneficiato anche gli Usa e l'Urss.
    Tuttavia a distanza di venti anni si sono sprecate tante occasioni.
    L'Europa non ha saputo crescere e oggi è cieca e timorosa di fronte alle nuove sfide che deve affrontare.
    Non vede il pericolo islamico.
    Inoltre sta trattando in modo vigliacco i paesi ex satelliti dell'Urss.
    GInfatti gli Stati dell'Est anche se formalmente sono parte dell'Ue, in concreto stanno nuovamente per essere consegnati su un piatto d'argento alla Russia.

    RispondiElimina
  3. Concordo,l`Europa non ha saputo sfruttare i benefici della caduta del muro.Forse prerche` alla fine i leader dell`Europa occidentale non erano mica cosi` interessati ad un Europa unita, anzi molti volevano tenersi il muro.
    Sui paesi dell`est,hai ragione sembrano agnelli sacrificali, sacrificabili in nome del gas.
    Basti considerare come l`Europa sta` zitta nonostante le continue violazioni della sovranita` delle repubbliche baltiche da parte della Russia

    RispondiElimina